L’esperta biologa fa chiarezza
Dopo quanto tempo dal contatto stretto con un positivo è consigliabile fare il tampone? Che differenza c’è tra tampone e test? Quanto sono affidabili? Sono domande entrate a pieno titolo nella “nuova normalità” dell’era Covid-19 ma che rimangono spesso senza una risposta precisa a causa dell’eccessiva infodemia alimentata dalla politica e dai media.
Per dare una risposta chiara e univoca a tutti i quesiti Ricerca & Salute ha parlato con la dottoressa Rosaria Siciliano, biologa titolare del Laboratorio di analisi cliniche Sabato, punto di riferimento nel quartiere Vomero, a Napoli.
La prima grande differenza da fare è tra tampone e test, spiega l’esperta. Iniziamo con il tampone orofaringeo, che si suddivide in due tipi: molecolare o antigenico. Il tampone molecolare dà i risultati più precisi e ad oggi è lo strumento più affidabile per verificare l’effettiva presenza di Sars-CoV2 in atto. Inoltre, si tratta dell’esame diagnostico di valenza internazionale per la rilevazione del virus, e in Italia è l’unico riconosciuto dall’Asl per sancire la fine della quarantena dopo l’infezione conclamata.
Il tampone molecolare è in grado di rilevare anche minime quantità di Rna virale grazie a un processo di amplificazione del materiale genetico. Si tratta di un esame di biologica molecolare, sottolinea l’esperta, per il quale non tutti i laboratori sono attrezzati e che richiede tempi lunghi, sia per il processo in sé, sia per la grande richiesta da parte dei cittadini.
Il tampone antigenico ricerca, invece, le proteine presenti sul virus, dette antigeni. E’ noto anche come tampone rapido perché dà il risultato nel giro di mezz’ora. Si tratta di un tampone a tutti gli effetti, chiarisce Siciliano, ma meno affidabile del classico molecolare: “Quando la carica virale è molto bassa l’antigenico può dare luogo a un falso negativo”.
Il tampone è consigliato per chiunque abbia avuto contatto stretto con un positivo al virus, cioè sia rimasto per più di 15 minuti nella stessa stanza con un soggetto risultato poi affetto da Sars-Cov-2. Sarebbe tuttavia sbagliato precipitarsi a fare subito l’esame, sottolinea la dottoressa Siciliano, è consigliabile fare passare quattro giorni dal contatto: se la carica virale è troppo bassa anche il tampone potrebbe non rilevarlo, dando luogo così a un falso negativo. Una vera insidia per il contenimento del contagio.
Non solo tamponi
Accanto ai tamponi esistono poi i test sierologici, questi, invece del virus, ricercano gli anticorpi che il nostro organismo produce una volta venuto in contatto con i vettori dell’infezione. I test si suddividono in prelievo venoso, più accurato, e pungidito, poco affidabile. Il test sierologico con prelievo venoso ha lo scopo di ricercare principalmente due tipi di anticorpi: IgG e IgM (Su Ricerca & Salute ne abbiamo parlato qui). Il test con pungidito non permette di differenziare gli anticorpi.
Il problema degli anticorpi nel caso di infezione da Sars-Cov-2, sottolinea la titolare del Laboratorio Sabato, è che hanno un decorso anomalo: per tutti gli altri virus noti le IgG rappresentano la memoria immunitaria, indicano cioè che l’organismo in passato è venuto in contatto con il virus. Questo discorso non vale però nel caso del Sars-Cov-2, perché le IgG possono presentarsi ancora prima delle IgM.
Quali operatori possono somministrare i tamponi?
I tamponi molecolari possono essere effettuati solo da alcuni laboratori di analisi dotati del know-how necessario, per questo la maggior parte delle Regioni ha messo online appositi elenchi con i riferimenti dei laboratori che hanno i requisiti adatti. I test antigenici, invece, possono essere effettuati in tutti i laboratori d’analisi, senza obbligo di prescrizione su carta intestata del medico.
Cosa succede in Campania?
L’Unità di Crisi della Regione Campania il 12 novembre ha disposto l’obbligo di prescrizione medica per effettuare il tampone molecolare. Una decisione difficilmente comprensibile, rileva Siciliano, sia perché non si tratta di un esame rimborsato dal Sistema Sanitario, ma soprattutto perché arriva in un momento in cui non tutti i medici di base effettuano studio e sono sovraccarichi di lavoro.
“Le conseguenze più evidenti dovute alle restrizioni per effettuare i tamponi – rileva Siciliano – ricadranno sulle persone anziane che non hanno le competenze digitali sufficienti per scaricare la mail del medico di base e che mai come in questi mesi sono isolate anche dai familiari che solitamente si fanno carico di queste incombenze”. Altra categoria colpita negativamente dal nuovo obbligo è quella dei malati conclamanti di Covid-19: “Aspettano di fare il secondo o terzo tampone per terminare la quaranta ma mentre prima potevano scegliere di non aspettare i tempi lunghi dell’As rivolgendosi a un laboratorio privato ora sono costretti ad attendere l’impegnativa del medico di famiglia”.