La ricerca americana è stata pubblicata su Nature
Osservato, per la prima volta il meccanismo molecolare che permette ai neuroni di creare i ricordi a lungo termine. A metterlo a fuoco un gruppo di ricercatori della statunitense Harvard Medical School che hanno pubblicato i risultati della loro ricerca su Nature.
Fino ad oggi si conosceva solo l’area del cervello che custodisce i ricordi a lungo termine, l’ippocampo, mentre rimaneva poco chiaro il meccanismo biologico e moloecolare attraverso il quale i neuroni riescono a immagazzinare i ricordi. I ricercatori guidati da Lynn Yap, studente laureato in neurobiologia HMS, e Michael Greenberg, presidente di neurobiologia presso l’Istituto Blavatnik dell’HMS descrivono un meccanismo recentemente identificato che i neuroni nell’ippocampo di topo adulto usano per regolare i segnali che ricevono da altri neuroni, in un processo che sembra fondamentale per il consolidamento e il richiamo della memoria.
“La memoria – ha detto Greenberg – è essenziale per tutti gli aspetti dell’esistenza umana. La questione di come codifichiamo i ricordi che durano una vita è fondamentale, e il nostro studio arriva al cuore di questo fenomeno”.
I ricercatori hanno osservato che nuove esperienze attivano popolazioni sparse di neuroni nell’ippocampo che esprimono due geni, Fos e Scg2. Questi geni consentono ai neuroni di mettere a punto gli input dai cosiddetti interneuroni inibitori, cellule che smorzano l’eccitazione neuronale. In questo modo, piccoli gruppi di neuroni disparati possono formare reti persistenti con attività coordinata in risposta a un’esperienza.