Sanità: dal 5×1000 una riforma “a costo zero” per il Sud

Dal 5×1000 una riforma “a costo zero” per strutturare percorsi virtuosi a favore della sanità e dei giovani del Sud: la proposta al governo di Prisco Piscitelli.

Lo Stato italiano consente a tutti i cittadini che fanno la dichiarazione dei redditi di destinare il 5×1000 delle proprie tasse (cosa diversa dall’8×1000 destinato alle Chiese) ad una di queste 5 categorie: Ricerca Scientifica, Ricerca Sanitaria, Sport, Comuni e Associazioni. A metà aprile, l’Agenzia delle Entrate pubblica ogni anno le assegnazioni, che confermano un trend consolidato negli ultimi 10 anni:

  • Dei 500 Milioni di euro disponibili a livello nazionale per il 5×1000, il Nord recupera l’89% del totale!
  • Ad esempio, in Puglia arrivano 12,5 milioni cioè solo IL 2.5% pur essendo i pugliesi il 6,7% della popolazione italiana e rappresentando il 5% della fiscalità nazionale. La Campania fa anche peggio raccogliendo 13 milioni col 10% della popolazione italiana. Stesso trend deficitario per tutte le altre regioni meridionali.
  • In Puglia sarebbero dovuti arrivare da un minimo di 25 milioni fino a un massimo di 33 milioni di euro solo in questo ultimo anno !! In Campania potrebbero arrivare 50 milioni di euro l’anno.
  • Si tratta di denaro di “inseminazione” perso dal Mezzogiorno insieme al suo capitale umano. Solo dalla Puglia e Campania 400.000 giovani neolaureati sono andati via in 15 anni per assenza di questo tipo di risorse necessarie a contrattualizzarli nella loro regione (mentre 7 meridionali su 10 “regalano” il proprio 5×1000 ad enti fuori regione). Anche chi sceglie di non destinare il proprio 5×1000 contribuisce ad incrementare la raccolta del Nord Italia in base a un meccanismo di distribuzione proporzionale delle somme non assegnate.

Questi numeri portano a galla un aspetto della “questione meridionale”, tuttora non risolto né mai affrontato al meglio. Siamo di fronte all’ennesima occasione persa per utilizzare somme da investire sui propri giovani e incoraggiarli ad essere protagonisti in loco dell’innovazione dei territori, mediante percorsi post-laurea di formazione e di ricerca avanzata. Solo due esempi concreti:

  • Nessuna associazione meridionale figura tra i primi 100 percettori di 5×1000 tra le ONLUS.
  • Solo Casa Sollievo della Sofferenza (San Pio) supera 1 milione di euro nei settori ricerca e sanità.

Dei 500 milioni euro totali annualmente distribuiti dal 5 per mille, la somma arrivata nel Mezzogiorno è in media di 50 milioni l’anno per tutti i 5 tipi di destinatari del 5×1000, mentre i rimanenti 450 milioni sono finiti nel Nord e nel Centro d’Italia. Tale divario esiste da quando fu introdotto il 5×1000, concepito dallo Stato per dare ai singoli cittadini l’opportunità concreta e l’autonomia totale per innescare, sostenere e finanziare sia processi virtuosi che iniziative esemplari. Accade invece che i cittadini del Mezzogiorno – in quasi 15 anni – hanno trasferito al Centro-Nord circa un miliardo e mezzo di euro, potenzialmente destinabile al proprio territorio: si tratta della classica zappa sui piedi; perdiamo risorse di cui il Sud non ha assolutamente bisogno. Ciò accade perché vengono attribuite ai grandi percettori di 5×1000 situati al Nord anche le quote di 5×1000 del Sud (la maggioranza) non destinate espressamente dai contribuenti. E pare che non sia nemmeno la legge a stabilire questo ma una qualche oscura circolare o prassi dell’Agenzia delle Entrate!

Si propone al Governo di modificare la legge “a costo zero” quest’ulteriore sottrazione di risorse al Sud, prevedendo una ripartizione su base regionale per le quote di 5x 1000 non destinate espressamente (la maggioranza) dai contribuenti di ogni regione e che oggi sono invece redistribuite su base nazionale in proporzione tra chi ha ottenuto più destinazioni, a vantaggio dei grandi percettori del Nord Italia.

Il caso specifico della Puglia (con esempi come quello dell’ISBEM, Istituto Scientifico Biomedico Euro Mediterraneo) dimostra che con le somme del 5×1000 si possono finanziare posti aggiuntivi di dottorato di ricerca per giovani neolaureati che possono scegliere di restare al Sud. ISBEM nel suo piccolo ha finanziato 50 dottorati aggiuntivi in 15 anni. Quindi, il 5×1000 può agire da strumento capace di frenare la fuga dei giovani cervelli, per creare progresso sostenibile per tutta la comunità. Si ridurrebbe, altresì, la mobilità passiva dei Sistemi Sanitari Regionali del Mezzogiorno: infatti, molti cittadini si fanno curare là dove essi percepiscono che l’assistenza e i servizi di qualità sono generati dalla ricerca, dalla formazione continua e dall’innovazione.

Oltre un milione di nostri ragazzi hanno lasciato il Sud dal 2001 ad oggi! Continuare su questa strada porterà sempre più giovani ad emigrare per costruirsi un futuro altrove.Un futuro che sarà ammantato di amarezza se prenderanno coscienza che ciò è il risultato dello scarso investimento fatto da chi,alcontrario, dovrebbe incoraggiarli a far crescere il Mezzogiorno.

Scheda di approfondimento

Il cinque per mille distribuisce circa 400 milioni di euro (dal 2016 500 milioni) e il meccanismo con cui i cittadini possono allocare fondi per conto dello Stato. Il meccanismo del 5 per 1000 segue il reddito di chi “segnala”: più è elevato il reddito, più è grande il contributo (5 per 1000) destinato. Complessivamente nel 2015 erano 49.967 i soggetti beneficiari dl 5 per mille iscritti all’agenzia delle entrate  (in crescita rispetto al 2014 di quasi 1000 unità. In maggioranza (oltre 41.000 soggetti) si tratta di organizzazioni di Volontariato: Onlus, associazioni di promozione sociale iscritte nei registri (nazionale, regionali e provinciali) e associazioni e fondazioni riconosciute che operano nei settori indicati dall’articolo 10, comma 1, lettera a) del Dlgs 460/1997  Le istanze provenienti da questo settore sono state 41.343. In seconda posizione le associazioni sportive dilettantistiche (poco più di  8.000). Il mondo delle Università si presenta con 424 beneficiari e 106 soggetti per la ricerca sanitaria.

l’Airc, Associazione italiana ricerca sul cancro di milano raccoglie circa 65 milioni di euro (tra settori Ricerca, Sanità e Onlus: quasi un miliardo di euro in 11 anni) COon 1.700.000 destinazioni. Segue Emergency di Milano con 13 milioni di euro frutto di 379.000 destinazioni e Medici senza frontiere di Roma con 11 milioni di euro frutto di 279.000 destinazioni Unicef con 200.000 destinazioni arriva a 6 milioni di euro. All’Istituto Oncologico del Piemonte vanno oltre 9 milioni di euro. Lo Ieo di Veronesi a Milano raccoglie quasi 5 milioni con 100.000 destinazioni, a cui aggiungere 3 milioni e 900 mila euro che vanno alla Fondazione Veronesi (per un totale di 8 milioni), 4 milioni e mezzo vanno all’Ass Sclerosi Multipla di Genova e 3 miloni al San Raffale di Milano. 5 milioni a testa per Ail, Lega del Filo d’Oro e Save thte Children. Auser e Acli si attestano a 3 milioni. Ben 3 milioni di euro a testa agli ospedali pediatrici Meyer di Firenze e Gaslini di Genova. L’oncologico di Aviano in veneto 2 milioni di euro e altrettanti l’istituto Oncologico Veneto. Tutto al Centro Nord nelle prime trenta posizioni. Ci salva La casa sollievo della sofferenza (San Pio) che raccoglie 1 milione di euro con 30.000 destinazioni. ma si tratta di spiccioli per i meridionali, inclusi i 700.000 euro dell’istituto tumori di Napoli e i 500.000 di Neuromed in Molise (ben lontani dalle quote dei “capolista”), a cui si aggiungono i 444.000 euro del giornale di Padre Pio e i 250.000 della Fondazione della venerabile Natuzza Evolo in Calabria. Noccioline alimentano la sopravvivenza di piccole associazioni e istituti di ricerca o atenei sotto Roma.

FONTE: Rapporto 5 per 1000 agenzia delle entrate

 

 

Prisco Piscitelli – Cattedra UNESCO in Educazione alla Salute e allo Sviluppo sostenibile 

Medico epidemiologo e vicepresidente Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), Ricercatore ISBEM (Bruxelles) e Specialista in Igiene e Medicina Preventiva (ASL Lecce).