Sono quasi tre milioni le donne in Italia affette da endometriosi, per una spesa sociale e sanitaria di circa sei miliardi di euro tra congedi, terapia farmacologica e trattamento chirurgico. L’endometriosi è una patologia cronica che può portare a infertilità e colpisce le donne, dalla prima mestruazione in poi, con una sintomatologia estremamente dolorosa. La malattia si caratterizza per la formazione di endometrio, il tessuto che riveste la parete dell’utero, in zone anomale del corpo. I sintomi, soprattutto in caso di livello patologico non elevato, talvolta possono essere confusi con quelli della più comune sindrome premestruale, causando ritardi nella diagnosi e un aumento della spesa per il servizio sanitario. Per fare fronte a queste problematiche l’Emilia Romagna ha istituito la Rete regionale dei Centri per le pazienti affette da endometriosi, di cui il polo di riferimento sarà l’Azienda Ospedliera-Universitaria di Bologna, che attualmente tratta il 32% degli interventi. Si tratta di una delle prime strategie regionali per l’endometriosi istituita sul territorio nazionale. La Rete assicurerà percorsi diagnostici terapeutici e assistenziali uniformi sul territorio regionale dalla diagnosi alla terapia, fino all’eventuale approccio chirurgico. Grande importanza, nell’istituzione della Rete regionale, è stata data alla ricerca scientifica e alla formazione degli specialisti. Infatti, il centro di Bologna coordinerà tutte le attività di ricerca e innovazione terapeutica, nell’ottica della prevenzione della malattia e della diagnosi precoce e promuoverà incontri volti a incrementare la preparazione di medici e personale sanitario. Fondamentale, nel sistema della Rete regionale è attribuito al dialogo tra i diversi specialisti, per questo ai casi più complessi saranno dedicati meeting multi disciplinari. La Regione ha definito quattro livelli di presa in carico per le pazienti, che accompagneranno la donna nel suo percorso terapeutico al centro di riferimento più appropriato la gravità della sua patologia. Il primo step è rappresentato dai Consultori e dalle Unità Operative di Ginecologia ospedaliere, che, sulla base del sospetto diagnostico, indirizzeranno la paziente a uno dei dieci centri ospedalieri di I livello. I dieci centri di primo livello della rete sono: l’Ospedale di Piacenza, AOU Parma, Ospedale di Fidenza, Arcispedale S. Maria Nuova – Reggio Emilia, Ospedale di Carpi, Ospedale Sassuolo Spa, Ospedale Maggiore Bologna, AOU Ferrara, Ospedali di Forlì e Cesena (collaborazione stretta tra centri/gruppi clinici), Ospedali Ravenna – Faenza – Lugo (equipe integrata). I centri di secondo livello: l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena per l’Area Vasta Emilia Nord e l’Ospedale di Rimini per l’Area Ausl Romagna, tratteranno i casi di complessità intermedia. L’Azienda Ospedaliera di Bologna è l’unico centro di terzo livello e sarà coinvolta per i casi di maggiore complessità. Il trattamento chirurgico, in base alla difficoltà della singola fattispecie, sarà affrontato in centri di riferimento di primo, secondo e terzo livello. La Rete regionale dei Centri per le pazienti con endometriosi è coerente con l’inserimenti nei Lea (Livelli di assistenza), della forma più severa della malattia, infatti, come ha fatto notare Sara Beltrami, referente dell’Associazione progetto endometriosi, la Rete regionale “può rappresentare un rinnovamento e una rivoluzione nel futuro di tante donne, perché contrasta la dispersione di tempo e risorse che le pazienti hanno vissuto sulla propria pelle a causa di ritardi diagnostici e percorsi terapeutici spesso variabili”. Il continuo scambio di informazioni tra i centri regionali facenti parte della Rete, oltre a migliorare la qualità della vita delle donne affette da endometriosi costituirà il primo passo verso una rete di ricerca organica sulla patologica.