A rivelarlo uno studio presentato al congresso della Società Europea di Cardiologia
Quasi 2 pazienti su 10 ad alto rischio cardiovascolare non prendono alcuna terapia in grado di riequilibrare l’assetto dei grassi nel sangue. A dirlo sono i primi dati di Santorini, uno studio presentato durante il congresso della Società Europea di Cardiologia (Esc).
Alla ricerca hanno partecipato 9.606 pazienti: il 18,6% di quelli che avevano un rischio cardiovascolare alto e molto alto non riceveva infatti alcuna terapia ipolipemizzante (Llt). Il 54,1%, invece, seguiva una Llt in monoterapia, e le cure “in associazione” di più principi attivi sono state utilizzate solo nel 27,3% dei pazienti. Dato che l’80% dei pazienti ipercolesterolemici non raggiunge gli obiettivi di “colesterolo molto cattivo” (C-Ldl) raccomandati dalle linee guida (nonostante riceva terapie ipolipemizzanti) i risultati della ricerca, secondo gli studiosi, ribadiscono la necessità di un uso più intenso delle cure.
Le linee guida del 2019 della Società europea di cardiologia sulla gestione delle dislipidemie avevano stabilito che, per i pazienti a rischio cardiovascolare alto e molto alto, più bassi sono i livelli di colesterolo Ldl più si riduce il rischio di eventi cardiovascolari. “Lo studio conferma quanto ancora ci sia da lavorare perché i pazienti a rischio alto e molto alto ricevano la terapia ipolipemizzante più appropriata per raggiungere i loro obiettivi di C-Ldl e migliorino gli esiti clinici”, spiega Marcello Arca, docente di Medicina Interna dell’Università Sapienza di Roma e coordinatore italiano dello studio europeo.