A livello globale 7 delle 10 principali cause di morte sono malattie non trasmissibili.
La notizia è di qualche settimana fa ed è stata diffusa dall’OMS sulla base dei dati che, raccolti dal 2000 al 2019, hanno evidenziato come tra le prime dieci cause dei decessi a livello globale vi siano le malattie cardiovascolari (responsabili del 16% dei decessi totali, dal 2000 sono aumentati da oltre 2 milioni a quasi 9 milioni nel 2019). Crescono, purtroppo, anche le morti dovute ad Alzheimer e/o demenze e non si ferma l’ascesa del diabete.
L’analisi evidenzia anche come, nel ventennio suddetto, sia diminuita la mortalità dovuta ad HIV/AIDS e tubercolosi. Nel 2000 l’HIV / AIDS era l’ottava causa di morte mentre oggi, grazie anche al successo di diagnosi tempestive e trattamenti sempre più efficaci, è scesa alla diciannovesima posizione di questa “triste” classifica. La tubercolosi, pur rimanendo tra le prime dieci cause di morte nelle regioni dell’Africa e del Sud-Est asiatico, a livello globale fa registrare una riduzione dei decessi di circa il 30%.
Patologie neonatali e diarrea dal 2000 al 2019 hanno visto diminuire più di tutte in termini assoluti il proprio impatto sul numero di morti causate.
I risultati del report evidenziano una differenza di genere: Alzheimer ed altre forme di demenza sono triplicate tra le principali cause di morte femminili e, allo stesso tempo, dal 2000 al 2019 HIV/AIDS ha causato meno decessi tra le donne per circa il 55%. Si registra anche un aumento al 67% delle morti per cancro ai polmoni tra le donne rispetto agli uomini.
Alla luce di questi dati e dell’impatto negativo della pandemia da nuovo coronavirus sull’accesso alle cure, occorre pensare seriamente a strategie in grado di rilanciare fortemente la cultura della prevenzione cercando di garantire ai cittadini controlli e diagnosi rapide. Gli ultimi report su attività di screening, diagnosi e cura andate perse sono allarmanti e prefigurano scenari nefasti per il futuro.