Nel nuovo millennio sono stati compiuti enormi progressi nell’affrontare le molteplici forme di malnutrizione ma non ancora sufficienti per cui la salute di centinaia di milioni di persone è da ritenersi ancora a rischio.
Questo quanto emerso dal The state of Food Security and Nutrition in the world 2018 il rapporto sulla sicurezza alimentare globale diffuso da FAO, UNICEF e altre agenzie delle Nazioni Unite.
L’obiettivo 2 per il 2030 è di porre fine alla fame e di raggiungere la sicurezza alimentare migliorando la nutrizione anche attraverso la promozione di un’agricoltura sostenibile. Lo stesso rapporto segnala che l’incidenza della fame e della malnutrizione è aumentata negli ultimi anni, tornando ai livelli di un decennio fa.
Questa inversione contiene un chiaro avvertimento che occorre fare di più e con urgenza: “i segnali allarmanti di aumento nell’insicurezza alimentare e gli elevati livelli delle varie forme di malnutrizione sono un chiaro monito: c’è ancora molto lavoro da fare per essere sicuri di non lasciare nessuno indietro sulla strada verso il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile in materia di sicurezza alimentare e miglioramento dell’alimentazione”, avvertono nella prefazione congiunta al Rapporto i responsabili dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD), del Fondo per l’Infanzia delle Nazioni Unite (UNICEF), del Programma Alimentare Mondiale (WFP) e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Ancora: “Se vogliamo un mondo senza fame e malnutrizione in tutte le sue forme entro il 2030, è imperativo accelerare e intensificare gli interventi per rafforzare la capacità di resistenza e di adattamento dei sistemi alimentari e dei mezzi di sussistenza delle popolazioni anche in risposta alla variabilità climatica e agli eventi meteorologici estremi”.
Il rapporto mostra come il diritto alla nutrizione è la nuova questione, centrale anche nei paesi cosiddetti ricchi, europei e americani. Qui una larga fascia della popolazione è soggetta a un peggioramento delle condizioni di vita e di salute a causa del perdurare di una profonda crisi economica, ambientale ed energetica. La crescita della povertà e l’aumento di malattie obesiogene ha portato in primo piano il riferimento alla sana nutrizione come diritto garantito ed esigibile inquadrato nel nuovo contesto delle dinamiche sociali e politiche derivanti dalle nuove condizioni tecnico-economiche.
La fonte giuridica resta la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo dell’Onu del 1948. Nel 1999 il Comitato Onu sui diritti economici, sociali e culturali ha approvato il documento con cui fa esplicito richiamo ai doveri degli Stati di garantire il diritto a un’alimentazione adeguata. Il dovere degli Stati è di evitare che nelle comunità una parte, la più debole, sia espropriata delle proprie titolarità a una nutrizione adeguata come potrebbe accadere nel caso di salari al di sotto della sussistenza e di facilitare la creazione di un ambiente favorevole con regole eque.
Nel 2001 la FAO ha definito la sicurezza alimentare come la condizione in cui “tutte le persone, in ogni momento, hanno accesso fisico, sociale ed economico ad alimenti sufficienti, sicuri e nutrienti, che garantiscano il soddisfacimento delle loro esigenze e preferenze per condurre una vita attiva e sana”. Un nuovo approccio, dunque, multidimensionale non più limitato alla sola disponibilità di alimenti che ha aperto la strada ad un nuovo modo di calcolare gli indicatori superando la semplice misura dei fabbisogni calorici ed introducendo il concetto di food and nutrition security.
Sicurezza alimentare e povertà sono strettamente collegate e ridefinite come diritto riconosciuto ed esigibile sollevando nuove sfide per il sistema politico, sociale e imprenditoriale. Gli Stati devono dotarsi di sistemi adeguati per garantire politiche di informazione idonee.
In Italia sono state individuate due criticità come fattori di vulnerabilità: la scarsa educazione sugli aspetti nutrizionali dell’alimentazione e la mancanza di competenze nella preparazione dei cibi. Questi due fattori sono aggravati nei paesi cosiddetti ricchi, in cui la comunicazione è spesso costituita dalla pubblicità che influisce sui comportamenti alimentari, soprattutto dei soggetti più vulnerabili, i bambini.
La FAO nel 2012 ha identificato un insieme di strumenti che Italia sono contenuti nel documento Guadagnare salute: rendere più facili le scelte salutari approvato dal Governo con il Dpcm del 4 maggio del 2007 in accordo con Regioni e Province autonome. Il Piano Nazionale della Nutrizione e il Piano Nazionale della Prevenzione, ha riconosciuto la natura multidimensionale la necessità di interventi compositi (educativi, sanitari, lavorativi, abitativi, psico-sociali), coordinati tra loro e con il fine di minimizzare il rischio.
Il quadro normativo nazionale, la legge n.107 del 13/7/2015, alla lettera g del comma 7, articolo 1, parla di “[…] sviluppo dei comportamenti ispirati a uno stile di vita sano, con particolare riferimento all’alimentazione”. Le linee guida hanno come fruitori prioritari gli studenti e, attraverso essi, si mira a raggiungere anche le loro famiglie, con il fine di implementare i comportamenti virtuosi alimentari dell’intera popolazione italiana.
Il nostro paese si è posto l’obiettivo primario di agire in modo integrato e coordinato sui principali fattori di rischio modificabili che includono la scorretta alimentazione e inattività fisica che da soli incidono per il 60 per cento sulla perdita di anni di vita in buona salute.
Le misure individuate per ridurre nel lungo periodo il peso delle malattie croniche sul sistema sanitario e sulla società riguardano strumenti che agiscono direttamente sulle condizioni di vita dei singoli cittadini attraverso la promozione di stili di vita sani che prevedano un’alimentazione corretta, attività fisica regolare. Il raggiungimento o il mantenimento di un corpo sano, spesso centro dell’attenzione tra individui, è un fattore che incide sulla salute fsica e quella della mente.
La validità la dieta mediterranea già dichiarata dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’Umanita è una questione non più derogabile.
La Conferenza Stato/Regioni del 17/1/2019 ha sancito gli Indirizzi di “Policy integrate per la scuola che promuove salute” al cui interno sono contenute anche le misure per la prevenzione dell’obesità.
La risoluzione del Parlamento Europeo del 18 gennaio 2011 ha riconosciuto l’agricoltura come settore strategico nel contesto della sicurezza alimentare. A fronte di questa esigenza è da segnalare che gli investimenti nell’agricoltura dei singoli Stati in relazione al PIL sono scesi dallo 0,37 per cento del 2001 allo 0,25 per cento del 2013, ad eccezione del periodo compreso tra il 2006 e il 2008, quando la crisi dei prezzi dei prodotti alimentari costrinse i governi a effettuare maggiori stanziamenti. Occorre fare di più e con urgenza, se si vogliono raggiungere entro il 2030 gli obiettivi previsti, per cui gli stati e le imprese dovrebbero concentrare sforzi maggiori nella Food Security per rafforzare la sicurezza alimentare attraverso una buona condotta delle imprese che permetta l’etichettatura e la Tracciabilità dei prodotti; nella Food Safety, la promozione di stili di vita e alimentari che puntino ad eliminare la cattiva alimentazione e le patologie da cibo a partire dall’obesità; la valorizzazione, la conoscenza delle “tradizioni alimentari” come espressioni culturali, di natura etica, sociale ed etnica.