La ricerca è stata condotta da un team di esperti californiani
Il fumo e il tabacco potrebbero rappresentare fattori in grado di aggravare le condizioni dei pazienti Covid-19. A questa conclusione, descritta in un articolo pubblicato sulla rivista Cell Stem Cell, sono giunti gli esperti dell’Eli and Edythe Broad Center of Regenerative Medicine and Stem Cell Research presso l’Universita’ della California a Los Angeles (UCLA), che hanno utilizzato un modello di tessuto delle vie aeree per verificare gli effetti delle sigarette in caso di infezione da SARS-CoV-2. “Speriamo che il nostro lavoro – afferma Brigitte Gomperts dell’UCLA – possa aiutare la ricerca a comprendere meglio i rischi dei fumatori”.
Il team ha sviluppato un modello di tessuto creato da cellule staminali umane, per verificare in vitro cio’ che accade quando le vie aeree di un fumatore sono infettate da SARS-CoV-2. Le cellule staminali sono state prelevate dai polmoni di cinque donatori di tessuti giovani, sani e non fumatori. Una parte dei tessuti ottenuti e’ stata esposta al fumo di sigaretta per quattro giorni, mentre il gruppo di controllo e’ stato lasciato inalterato.
“Il fumo da sigarette – prosegue l’esperta – e’ una delle cause piu’ comuni di malattie polmonari, come il cancro ai polmoni o la broncopneumopatia cronica ostruttiva. La maggior parte degli studi demografici sui pazienti Covid-19 indica che i fumatori corrono un rischio piu’ elevato di complicazioni, anche se le ragioni di questa possibilita’ non sono del tutto chiare”. Il gruppo di ricerca ha replicato la parte superiore delle vie aeree, il primo posto in cui colpisce il virus. “Questo tipo di modello – aggiunge Vaithilingaraja Arumugaswami, docente di Farmacologia molecolare e medica presso l’UCLA – e’ stato utilizzato per studiare le malattie polmonari negli ultimi dieci anni e ha dimostrato di poter riprodurre le condizioni delle vie aeree nei fumatori”.
Quando le colture sono state esposte a SARS-CoV-2, quelle esposte al fumo di sigaretta avevano un numero tre volte superiore di cellule infette rispetto ai tessuti di controllo. “Abbiamo notato che il fumo ha provocato un’infezione piu’ grave – riporta Kathrin Plath, docente di Chimica biologica presso la UCLA e terza firma dell’articolo – bloccando l’attivita’ delle proteine messaggere del sistema immunitario, gli interferoni, che attivano le cellule infette e stimolano la produzione di anticorpi”. “Possiamo pensare alle aeree come a delle mura che proteggono un castello – spiega Gomperts – fumare e’ come creare delle fessure su queste mura. Sapevamo gia’, infatti, che il fumo riduce la risposta dell’interferone”. Gli scienziati sottolineano che fumare ostacola le difese naturali dell’organismo e questo permette al virus di insediarsi. “Speriamo che il nostro lavoro – conclude Plath – possa aiutare la ricerca a sviluppare strategie terapeutiche in grado di ridurre le possibilita’ dei fumatori di sviluppare malattie gravi”.