Coronavirus: test sierologico in Campania, cos’è e perché farlo

In Campania i positivi agli anticorpi IgG per il Sars-Cov-2 sono il 2 per cento sui circa 16mila test sierologici effettuati.

Questo il bilancio del presidente di Federlab Italia, Gennaro Lamberti, come riportato dall’Agenzia Nova. Il presidente della più grande associazione di laboratoristica privata a livello nazionale ha evidenziato come il dato dei positivi agli antiocorpi IgG in Campania sia leggermente inferiore rispetto alla media nazionale che tocca il 3 per cento su circa 70mila test sierologici effettuati nel contesto privato.

Test sierologico: cos’è e a cosa serve

Il test sierologico, o test rapido, si effettua con un prelievo di sangue venoso. La determinazione immunosierologica quantitativa delle immunoglobuline IgG serve a rilevare gli anticorpi al coronavirus. Facendo il test il paziente è così in grado di sapere se è venuto effettivamente in contatto con il virus, anche se non è malato al momento del prelievo. Con i test sierologici vengono rilevate anche le immunoglobuline IgM, la cui presenza indica invece un’infezione attiva.

Tampone o sierologico?

Il tampone rileva la presenza del virus attivo nell’organismo del paziente. E’ quindi utile a descrive una situazione momentanea di positività al virus. Il tampone tuttavia non è utile per sapere se si è stati malati in precedenza. Per queste sue caratteristiche negli studi epidemiologici condotti in larga scala sulla popolazione si tende a preferire il test sierologico, più utile per definire la popolazione che è venuta in contatto con il virus e che non ha manifestato sintomi. Inoltre, il tampone non può essere effettuato privatamente in Campania.

Effettuare il test in Campania

“Il tampone fotografa una situazione momentanea. Il test immunosierologico dà un quadro più stabile della reale esposizione della popolazione”, ha dichiarato Armando Novissimo, titolare di un laboratorio d’analisi del Vomero. Il quartiere collinare è stato uno dei più colpiti dal Covid-19 a Napoli e anche quello che in proporzione ha la maggiore concentrazione di persone che hanno effettuato il test privatamente.
Molti titolari di laboratori che offrono il servizio nell’area napoletana hanno rilevato come la procedura per poter fare il test sia stata appesantita dall’obbligo di presentazione dell’impegnativa del medico di base, cosiddetta ricetta bianca, determinando la diminuzione delle richieste.
“Molti clienti – ha proseguito Novissimo – si sono lamentati del fatto che un servizio privato debba passare prima per il medico di medicina generale”. Una diminuzione nel numero di richieste per il test sierologico con l’introduzione della ricetta bianca è stato rilevato anche dal dottore Armando Oliviero, titolare di un noto centro nel cuore del capoluogo partenopeo. “La maggior parte delle richieste – ha evidenziato Oliviero – arriva da curiosi, sportivi e persone che devono andare in regioni in cui l’accesso è vincolato dal risultato del test, come per esempio la Sardegna”.

Le richieste arrivate nei laboratori privati, a seconda della zona, sono diminuite anche di dieci volte rispetto a prima dell’introduzione dell’obbligo di ricetta bianca. Un problema sul quale influisce anche la questione privacy del paziente.

Esiste, infatti, una trafila anche dopo aver ricevuto l’impegnativa del medico, ha spiegato la dottoressa Rosaria Siciliano, titolare del laboratorio Sabato: “Prima di effettuare il test presso il laboratorio privato il cliente deve firmare un consenso informato e in caso di positività il referto viene mandato prima al medico di famiglia, poi al dipartimento prevenzione Asl e dopo al paziente. I dati vengono quindi inviati alla piattaforma So. Re. Sa. della Regione Campania per la raccolta dati”. E’ un modo per la regione di tenere sotto controllo la popolazione che ha sviluppato gli anticorpi al virus, essendo il primo soggetto destinatario del referto.

Questa procedura per ragioni di privacy avrebbe scoraggiato i test soprattutto nelle zone in cui il Covid-19 ha avuto un impatto limitato, secondo le titolari di due laboratori di Pianura, quartiere popolare scarsamente colpito dal virus.

Profili di criticità in questa procedura emergono anche dal punto di vista epidemiologico, perché la raccolta dati per il monitoraggio del territorio si basa su un atto volontario del singolo, non sottoposto al controllo pubblico. La percentuale dei positivi agli anticorpi IgG raccolta con il modo attualmente in uso sarà inquinata da fattori come disponibilità economica e sensibilità personale. Come hanno rilevato i numeri raccolti dai titolari dei laboratori privati, i quartieri maggiormente colpiti dal virus o abitati in prevalenza dalle classi benestanti hanno registrato numeri superiori rispetto a zone meno interessate dall’epidemia o dove la disponibilità economica generale è inferiore. La presenza di tanti dati non controllabili configura le future proiezioni della regione come non attendibili ai fini del monitoraggio del territorio.