Sull’intera popolazione italiana sono solo 2,8 milioni di persone hanno avuto contatto con il virus in Italia, pari al 4,65%.
Queste le stime elaborate dall’Imperial College di Londra con Eurostat presentate oggi dal direttore scientifico dello Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito, nel corso di un’audizione in Commissione Igiene e Sanità del Senato.
Nel corso dell’audizione Ippolito ha rilevato che il range di persone entrate a contatto con il Sars-Coc-2 oscillerebbe tra il 3,75% e 5,8%. Contrariamente alla comune percezione, l’Italia ha meno persone infette, in proporzione, rispetto ad altri Paesi europei come il Belgio, che ha in assoluto la quota più elevata di persone che hanno avuto l’infezione, ma anche Regno Unito e Svezia.
Test sierologico su larga scala
Secondo Ippolito l’insidiosità nella riapertura sarebbe da ricercarsi proprio nel basso numero di persone che sono venute in contatto con il virus e che quindi hanno sviluppato gli anticorpi.
Allo scopo di fotografare la reale situazione dei contagi in Italia sarà quindi condotto uno studio di sieroprevalenza. L’indagine coinvolgerà 150 mila persone di tutte le regioni che in tre settimane saranno sottoposte a test sierologici.
Si tratta del più grande studio del genere realizzato in Italia.