“Oggi è una giornata importante per tutti coloro che hanno davvero a cuore il futuro della sanità pubblica. Con la firma del nuovo Patto per la Salute 2019-21, infatti, finisce una stagione di tagli”. Lo ha affermato il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini.
“Il Patto – ha spiegato Bonaccini – sancisce il notevole incremento delle risorse destinate alla sanità: 114.474.000.000 euro per l’anno 2019, 116.474.000.000 euro per l’anno 2020 e 117.974.000.000 euro per l’anno 2021.
A tutto ciò va aggiunto quanto previsto dalla legge di Bilancio con un incremento, dopo i 4 miliardi già previsti per il 2019, di 2 miliardi per gli investimenti per l’edilizia sanitaria e l’aumento di 1,5 miliardi di quelli per l’ammodernamento tecnologico”.
Bonaccini ha definito il provvedimento assunto dalla Conferenza delle Regioni “un rilancio della sanità pubblica e del diritto alla Salute”. Accanto ai Ministeri della Salute, dell’Economia e dell’Università, Bonaccini ha ringraziato le istituzioni regionali che nel corso del 2019 si sono confrontate per definire i parametri adottati oggi: “Abbiamo scritto con il governo e le Regioni hanno dato un contributo di idee e proposte determinante, un Patto che contiene diverse leve, alcune molto innovative, per migliorare il servizio sanitario”.
Tra i risultati raggiunti: “garanzie in merito alla certezza delle risorse per il Sistema sanitario nazionale per il triennio, registrato incremento pari a 3,5 miliardi; sblocco di ulteriori risorse per gli investimenti in edilizia sanitaria e ammodernamento tecnologico e semplificazione dell’iter amministrativo; revisione dei meccanismi e degli strumenti relativi ai piani di rientro e ai commissariamenti, ivi compresa la definizione dei parametri per l’uscita; rimodulazione, nella direzione di una maggiore flessibilità, del tetto relativo alla spesa del personale dal 5 al 10 per cento, valutando la possibilità di un ulteriore innalzamento al 15 per cento; rimodulazione, nella direzione di una maggiore flessibilità, del tetto relativo agli acquisti di prestazioni da privato accreditato; revisione, a quattro anni dalla sua adozione, del Dm 70/2015 che fissava gli standard per l’assistenza ospedaliera; risposte per superare l’emergenza della carenza dei medici consentendo ai medici iscritti al terzo anno di specializzazione di poter lavorare nelle nostre strutture sanitarie e prevedendo fino al 2022 la possibilità per i medici che hanno compiuto i 70 anni di età di permanere in servizio; valorizzazione e sviluppo delle competenze delle professioni sanitarie”.
Soddisfatto si è detto anche il ministro della Salute Roberto Speranza, e con lui anche i governatori delle Regioni.
Non è dello stesso avviso Pina Onotri, segretario generale del Sindacato medici italiani, che ha definito il Patto per la salute 2019 “un provvedimento con luci ed ombre”. Nonostante le misure in favore dell’assunzione di numerose figure del personale sanitario e la revisione della normativa sul super ticket, Onotri ha rilevato che il riordino della medicina generale non può prescindere dallo stanziamento di risorse certe per i rinnovi contrattuali dei medici di medicina generale. “scelta non più rinviabile a forte della cronica carenza di medici di famiglia, unitamente al fenomeno dell’emigrazione di giovani professionisti all’estero”, ha sottolineato il segretario SMI. Per questo lo SMI auspicava maggiori investimenti sulla figura del medico di medicina generale “come regista della offerta sanitaria per i cittadini”, anche attraverso “l’istituzione di una scuola di specializzazione ad hoc”.