Irccs: “La sopravvivenza è aumentata soprattutto per gli uomini, passando dall’87% al 93% tra il 2013 e il 2017”
Cresce la sopravvivenza a 5 anni, nei maschi, per il melanoma spesso.
Un successo, che è stato osservato per la prima volta in assoluto in Italia e in Europa sulla popolazione generale, grazie all’uso comune di nuovi farmaci per la terapia mirata e per l’immunoterapia nei pazienti con melanoma avanzato e inoperabile.
È questo il risultato di uno studio congiunto dell’Airtum, l’Associazione dei registri tumori italiani, coordinato dal Registro tumori della Romagna, presentato in anteprima al XXVII Congresso nazionale Imi, l’Intergruppo melanoma italiano, in corso a Torino. La ricerca ha vinto l’Elvo Tempia Special Prize 2021. Nel frattempo, diverse le novità presentate nel corso dell’incontro, tra cui l’uso dell’intelligenza artificiale e delle teleconsulenze genetiche, che durante il lockdown sono aumentati all’Irccs Policlinico San Martino di Genova (al quale è integrato l’Imi) del 34%.
La ricerca ha esplorato la sopravvivenza da melanoma in Italia tra il 2003 e il 2017. Una tendenza che si era rivelata già da tempo favorevole sia in Italia sia in numerosi altri Paesi grazie alla diagnosi precoce. Lo spessore nel melanoma è il fattore prognostico principale e i pazienti con quelli più sottili hanno una sopravvivenza migliore. “Lo studio – afferma Emanuele Crocetti, consulente dell’Istituto scientifico romagnolo per lo studio e la cura dei tumori (Irst) Irccs – ha confermato che, in entrambi i sessi, lo spessore mediano dei melanomi registrati nel periodo 2003-2017 ha continuato a diminuire e che, parallelamente, la sopravvivenza dei pazienti ha continuato a migliorare. Tuttavia, la sopravvivenza a 5 anni è aumentata in modo particolare per gli uomini, passando dall’87% tra il 2003 e il 2007, al 93% tra il 2013 e il 2017, raggiungendo per la prima volta in Italia, la sopravvivenza delle donne. Tutto ciò nonostante il fatto che gli uomini continuino ad avere melanomi più spessi”. È sempre più possibile diagnosticare precocemente il melanoma grazie all’intelligenza artificiale con valutazioni sempre più efficienti. Il risultato è che viene data priorità per i trattamenti rapidi ai pazienti ad alto rischio, riducendo le liste d’attesa e aumentando così il tempo per la gestione di tutti coloro che si rivolgono allo specialista.
Inoltre con la terapia adiuvante cambia radicalmente il volto della chirurgia del melanoma e del carcinoma squamocellulare avanzato. Negli ultimi due anni i farmaci somministrati allo scopo di ridurre il rischio di recidiva hanno migliorato la sopravvivenza dei pazienti ed hanno permesso una chirurgia più mirata: ad oggi sono diminuiti dell’80% gli interventi sui linfonodi sentinella positivi con metastasi microscopiche, sono calate le dissezioni linfonodali inutili, mentre sono incrementate notevolmente le metastasectomie di pazienti un tempo ritenuti inoperabili. “La chirurgia del melanoma – spiega Roberto Patuzzo, Chirurgo presso la Divisione Melanoma e Sarcoma dell’Istituto Nazionale Tumori di Milano – è diventata sempre più mirata e complessa poiché sono cambiate le indicazioni grazie alle terapie adiuvanti, con il risultato che si è modificata la tipologia del paziente ricoverato”.