I vaccini anti-Covid hanno un orizzonte temporale limitato e stimato attualmente in poco più di un semestre
Eccoci giunti quasi alle soglie dell’ennesimo anno scolastico in epoca COVID e la sensazione è che pochi progressi siano stati fatti per arrivare più preparati a una piena ripresa delle lezioni in presenza nelle scuole di ogni ordine e grado. L’allarme “varianti” ha già spinto ministri e sottosegretari a mettere prudentemente le mani avanti, aprendo all’ipotesi di una ripartenza graduale sulla base dei dati epidemiologici e della pressione sul sistema sanitario. Nel contempo, si fa strada la convinzione che a salvare l’anno scolastico sarà il completamento della vaccinazione di massa docenti (per i quali si profila un obbligo probabilmente doveroso) e studenti (sempre più pressati dalla necessità di acquisire il Green Pass necessario per frequentare locali e centri sportivi). Premesso che quanto affermato dal Presidente Mario Draghi in tema vaccinale “senza se e senza ma” è pienamente condivisibile e scientificamente inoppugnabile, va chiarito che per la messa in sicurezza del nuovo anno scolastico non può bastare puntare tutto sui vaccini.
Infatti, la protezione conferita dalle vaccinazioni anti-Covid, ha un orizzonte temporale di per sé limitato e stimato attualmente in poco più di un semestre (forse anche fino a 9 mesi), oltre che non in grado attualmente di coprire ampie fasce della popolazione scolastica. Per di più, è difficile immaginare l’imposizione ai minorenni dello stesso obbligo vaccinale in via di valutazione per i docenti, dato l’attuale status autorizzativo “per uso emergenziale” disposto dalle autorità regolatorie internazionali ed italiane per i vaccini anti-COVID. Va da sé che la vaccinazione in ambito scolastico rappresenti un presidio di prevenzione utilissimo ma non può quindi essere l’unica azione preventiva messa in atto per garantire contemporaneamente il pieno diritto allo studio e alla salute di studenti e lavoratori del comparto scuola. E’ oramai confermato che – insieme all’adozione delle misure generali di distanziamento e utilizzo di mascherine – assicurare una buona qualità dell’aria nelle aule è in grado di minimizzare il rischio di trasmissione del COVID-19. Tra le evidenze che si moltiplicano c’è anche uno studio italiano appena pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Environmental Research (che al tema del COVID e qualità dell’aria ha dedicato addirittura un numero speciale)*. Dopo la disavventura degli oramai famigerati banchi a rotelle dell’allora ministra Azzolina, rimasti in gran parte inutilizzati (anche per l’assenza di freni alle ruote, che di fatto non garantivano i distanziamenti), il nostro Paese non si è attrezzato – a differenza di altri – per affrontare questo nodo cruciale che interessa le aule scolastiche o universitarie così come tutti i luoghi e locali chiusi e gli uffici aperti al pubblico. Anche il nodo dei trasporti non è stato pienamente sciolto, col paradosso che probabilmente continueremo ad avere autobus privati fermi nei garage in attesa di indennizzi statali e poche vetture pubbliche per garantire una capienza di viaggiatori necessariamente ridotta. Per non parlare delle scuole che sono ancora alla ricerca di nuovi spazi. Ciò in quadro generale in cui la totale focalizzazione dei Servizi territoriali di prevenzione sulla campagna vaccinale, pur coordinata dalla protezione civile, ha inoltre impedito di accrescere le capacità di testing e tracing dei nuovi casi e contatti (il cosiddetto tracciamento), mentre ancora le Regioni stanno organizzandosi autonomamente per l’esecuzione di tamponi per i turisti in arrivo o rientro dalle vacanze con qualsiasi mezzo di spostamento. Non sappiamo quando questa pandemia avrà fine, giacché la libera circolazione del virus in miliardi di persone rende sempre possibile l’originarsi di nuove varianti potenzialmente resistenti all’immunità acquisita naturalmente o con la vaccinazione.
Investire in terapie con la stessa determinazione con cui ci siamo mossi per lo sviluppo dei vaccini dovrebbe inoltre essere un orizzonte sempre presente al mondo scientifico e ai decisori. E’ proprio per questo che non possiamo permetterci di non fare tutto quello che è nelle nostre possibilità per garantire la ripartenza in sicurezza di ogni settore della nostra vita quotidiana, a partire dalla scuola.
* Di Gilio, A., Palmisani, J., Pulimeno, M., Cerino, F., Cacace, M., Miani, A. and de Gennaro, G., 2021. CO2 concentration monitoring inside educational buildings as a strategic tool to reduce the risk of Sars-CoV-2 airborne transmission. Environmental research, p.111560. L’autore
Prisco Piscitelli, medico epidemiologo e vicepresidente Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA)