La ricerca è nata dal caso di un paziente 83enne di Oviedo (Spagna) nel 2019
Anche le persone anziane sono esposte all’Aids, e medici e opinione pubblica devono sfatare il falso mito che ci sono età in cui non si è a rischio. La conclusione è dei medici del Central University Hospital of Asturias, in Spagna, che hanno presentato all’European Congress of Clinical Microbiology and Infectious Diseases il caso di un uomo che ha ricevuto la diagnosi a 83 anni, quando già la malattia era in stadio avanzato.
Il paziente è arrivato in ospedale, a Oviedo, nel luglio del 2019, lamentando una febbre persistente da un mese e perdita di peso. Gli accertamenti hanno portato alla diagnosi di Aids, con una conta delle cellule Cd4 di 182 (con 200 che è il minimo considerato sotto al quale si parla di Aids) e un’alta carica virale, che fa pensare ad una infezione avvenuta qualche anno prima. All’età di 83 anni, spiegano gli autori, è uno dei casi più ‘anziani’ registrati nel mondo. “La diagnosi di Hiv spesso non viene fatta negli anziani – spiega Garcia carus, l’autore principale -, e questo porta ad alti tassi di arrivo tardivo alle terapie che porta a una riduzione delle chance di sopravvivenza”.
Nel caso presentato l’uomo, che ha affermato di non aver avuto comportamenti a rischio, è stato trattato cn antiretrovirali e a due anni dalla diagnosi la sua carica è risultata molto bassa. In generale, sottolineano gli autori, l’età media alla diagnosi sta aumentando, con ad esempio metà dei nuovi casi negli Usa che sono sopra i 50 anni. “Questo caso serve a ricordare che gli anziani non sono immuni dal virus” E’ quanto dichiara Garcia Carus. “Nonostante l’aumento dell’età media – prosegue – i medici sono sempre riluttanti a far fare il test, mentre dovrebbero fare screening sull’Hiv a tutte le età. Inoltre gli adulti più vecchi dovrebbero essere educati alla prevenzione”.