Per gli esperti: “La chiusura porta a gravi ripercussioni su bambini e adolescenti”
“Le scuole dovrebbero rimanere aperte il più a lungo possibile dopo aver messo in atto adeguate misure sanitarie e i governi dovrebbero utilizzare i mesi estivi per tarare al meglio tutte quelle accortezze per consentire lo svolgimento in sicurezza del prossimo anno scolastico”. Questo è il vero e proprio appello lanciato questa mattina dalla sezione regionale europea dell’Oms ai governi sullo sfondo dell’aumento dei tassi di infezione in alcuni paesi del vecchio continente. “Incremento che – sottolinea l’Organizzazione mondiale della sanità – è dovuto a un mix di cause, tra le quali l’allentamento dei controlli da parte delle autorità sanitarie locali, la ripresa delle attività sociali che portano a una serie di assembramenti, e l’ancora insufficiente copertura vaccinale della popolazione”. “A ciò va aggiunto – conclude l’Oms – che alcune aree risultano svantaggiate nell’accesso ai sieri immunizzanti. “I mesi estivi offrono ai governi una preziosa opportunità per mettere in atto la giusta serie di misure che contribuiranno a mantenere bassi i tassi di infezione ed evitare il ricorso alla chiusura delle scuole, che, come abbiamo visto, ha un effetto così dannoso sull’istruzione sociale e mentale dei nostri bambini e giovani”. E’ quanto afferma Kluge, direttore regionale dell’Oms per l’Europa. “La diffusione – prosegue Kluge – di nuove varianti, unita alla presenza di sacche di persone non vaccinate negli ambienti scolastici, impone la necessità di non perdere tempo. Il momento di agire è adesso. Non possiamo permettere alla pandemia di privare i bambini della loro istruzione e dell’adeguato sviluppo intellettuale”. Da parte sua, Afshan Khan, direttore regionale dell’Unicef per l’Europa e l’Asia centrale, ha dichiarato che “nonostante la maggior parte dei paesi offra un programma d’istruzione a distanza, la perdita di apprendimento reale e l’impatto del non essere fisicamente a scuola sono stati difficili per i bambini. Ciò è particolarmente vero per i bambini vulnerabili ed emarginati. Nell’ultimo anno, genitori, operatori sanitari e bambini hanno cercato di adattarsi al loro nuovo ambiente di apprendimento, ma non possiamo rischiare di avere un altro anno di interruzioni”. “Dobbiamo lavorare insieme durante l’estate per garantire che i bambini possano tornare a scuola in sicurezza e recuperare il loro percorso di crescita”, conclude Khan. Dello stesso avviso Tao Zhan, direttore dell’Istituto Unesco per le tecnologie dell’informazione nell’istruzione: “Dobbiamo uscire dalla crisi causata dal Covid nell’istruzione e nella sanità con sistemi educativi e sanitari più resilienti e perseguire obiettivi ambiziosi per recuperare l’istruzione e trasformarla in modo che ogni studente impari meglio, abbia abilità sociali ed emotive più forti, salute e benessere migliori. “Dobbiamo agire ora. È in gioco il futuro di questa generazione”.
Le raccomandazioni aggiornate dell’Oms si concentrano su otto punti chiave che interessano i bambini e la scuola per condurre le attività in sicurezza: l’uso della Pcr o dei test antigenici diagnostici rapidi in ambito scolastico; la necessità di studi che valutino l’efficacia delle misure di mitigazione del rischio sul controllo delle infezioni; l’importanza di salvaguardare i risultati educativi, il benessere mentale e sociale; la necessità di tenere conto dei bambini che vivono in situazioni vulnerabili; cambiamenti nell’ambiente scolastico che avvantaggiano la salute dei bambini e il controllo delle infezioni; l’importanza di includere i bambini in tutte le decisioni; strategie di vaccinazione negli ambienti scolastici; mantenimento delle scuole aperte come obiettivo fondamentale. Secondo l’Oms, la chiusura delle scuole dovrebbe essere considerata solo come misura di ultima istanza, se e quando “si verificano grandi epidemie o la trasmissione nella comunità non possa essere controllata da altre misure”.
In tutta la regione europea dell’Oms, la pandemia ha avuto un impatto terribile sulla scuola durante l’anno accademico 2020-2021. Il monitoraggio dell’Unesco delle soluzioni nazionali di apprendimento a distanza mostra che 44 su 53 Paesi nella regione europea dell’Oms hanno chiuso le loro scuole a livello nazionale al culmine della pandemia nell’aprile 2020. “La chiusura delle scuole – spiegano ancora gli esperti – ha gravi ripercussioni sull’istruzione, lo sviluppo e il benessere di bambini e adolescenti. Oltre a privarli delle necessarie interazioni sociali che supportano e promuovono il loro benessere mentale, la chiusura delle scuole ha portato a modalità di apprendimento a distanza che non hanno offerto gli stessi risultati educativi”. Inoltre, anche nei migliori contesti, i bambini socialmente svantaggiati e quelli che hanno maggiore bisogno di sostegno educativo sono rimasti indietro, aumentando le disuguaglianze sociali tra e all’interno dei paesi. Mentre la maggior parte dei Paesi ha riaperto le proprie scuole alla fine dell’estate 2020, l’aumento dei tassi di infezione nei mesi autunnali e invernali ha portato a misure più rigorose in dozzine di paesi, inclusa, in alcune aree, la chiusura delle scuole. Tuttavia, la ricerca condotta in alcuni Stati membri durante i mesi invernali del 2020 mostra che l’incidenza del Covid tra gli studenti era inferiore rispetto alla popolazione generale, con infezioni secondarie nelle scuole che rappresentavano meno dell’1% delle infezioni. “Nell’anno accademico dal 2020 al 2021 – conclude la nota dell’Oms – abbiamo assistito alla più grande interruzione dell’istruzione nella storia. Con queste raccomandazioni, ora abbiamo gli strumenti per garantire che i bambini e i giovani possano tornare alla scuola in presenza e in piena sicurezza”.