Gatto: “Il mondo delle istituzioni e la società devono organizzarsi e imparare a muoversi con la stessa velocità dei ragazzi per arginare e prevenire il fenomeno”
“Da marzo a dicembre del 2020, i ragazzi in carico alla giustizia minorile per violenza contro i familiari sono aumentati del 41%. L’età media di chi ha commesso questo tipo di reati, e quindi è stato messo in comunità, è inferiore a 15 anni. Si tratta quindi di ragazzini che faticano a riconoscere il disvalore delle azioni che hanno compiuto all’interno del contesto familiare che il più delle volte è conflittuale, spesso fortemente ambivalente”. A tracciare l’identikit dei minori che usano violenza contro i propri familiari è Maria Carla Gatto, presidente del Tribunale per i Minorenni di Milano, intervenuta all’incontro digitale ‘La salute mentale degli adolescenti: intercettare, prevenire e prendersi cura nell’emergenza Covid-19′, promosso dalla Fondazione Francesca Rava, con il patrocinio di Fofi (Federazione ordini farmacisti italiani) e Federfarma. “Ci troviamo dunque di fronte a un nuovo fenomeno- constata Gatto- che merita di essere approfondito perché gli agiti violenti sono una conseguenza di tutto il sistema adulto, inteso come sistema famiglia e in generale come sistema sociale. Mentre un tempo l’aggregazione aveva anche una connotazione territoriale, ad esempio i ragazzi si riunivano per quartieri e in questo modo le istituzioni avevano la possibilità di controllare i fenomeni- ricorda l’esperta di Giustizia minorile- oggi la comunicazione digitale e social consente ai ragazzi di aggregarsi per delinquere anche senza essersi mai visti e senza appartenere allo stesso territorio. In assenza di un pensiero diverso, l’unico motivo di aggregazione è l’agire insieme con violenza. Il mondo delle istituzioni e la società devono organizzarsi e imparare a muoversi con la stessa velocità dei ragazzi per arginare e prevenire il fenomeno, perché- avverte Gatto- ci troviamo di fronte all’esplosione di un fenomeno che, al di là della situazione contingente, trova le sue radici nella mancanza di un piano educativo e sanitario per la salute mentale rivolta a individuare precocemente i segnali di disturbo psichico e comportamentale dei ragazzi”.