Il docente Ghia: “I risultati di uno studio su Acalabrutinib ne confermano il potenziale”
Contro la leucemia linfatica cronica un nuovo farmaco promette effetti positivi ed un aumento della sopravvivenza senza un peggioramento della malattia. E’ quanto emerge dai risultati finali dello studio di fase III Elevate-Rr che hanno dimostrato una sopravvivenza libera da progressione e un minor numero di eventi di fibrillazione atriale con l’uso di Acalabrutinib rispetto all’Ibrutinib, farmaco attualmente utilizzato.
“Uno dei maggiori ostacoli – spiega Paolo Ghia, docente di Oncologia medica presso l’Università Vita-Salute San Raffaele – al trattamento dei pazienti con leucemia linfatica cronica, pazienti che in genere ricevono la diagnosi dopo i 70 anni e spesso presentano una o più comorbidità, è trovare opzioni terapeutiche efficaci e tollerate per la gestione della malattia nel lungo termine, senza dover interrompere il percorso terapeutico”. “I risultati dello studio Elevate-Rr – aggiunge – confermano il potenziale di Acalabrutinib in termini di controllo della malattia per i pazienti con leucemia linfatica cronica che hanno già affrontato una prima linea di trattamento”. “Disporre di un’opzione terapeutica efficace e meglio tollerata – conclude il docente – rappresenta un’ottima notizia per i clinici e per gli oltre 3 mila pazienti in Italia che ogni anno ricevono questo tipo di diagnosi”.
La Leucemia linfatica cronica (Llc) è la forma più comune di leucemia negli adulti, con una stima di 191 mila nuovi casi a livello mondiale.