Deficit di ormoni nel sangue e insufficienza cardiaca: la ricerca italiana fa chiarezza

La ricerca della Scuola di Medicina e Chirurgia dell’Università Federico II di Napoli

Un deficit di ormoni nel sangue, come avviene ad esempio nelle persone affette da livelli bassi di testosterone, ipotiroidismo o carenza di ormone della crescita, raddoppia il rischio di mortalità nei pazienti con insufficienza cardiaca. Lo rivela per la prima volta una ricerca tutta italiana pubblicata sul prestigioso European Journal of Preventive Cardiology (Ejpc).

Lo studio condotto dai ricercatori della Scuola di Medicina e Chirurgia dell’Università Federico II di Napoli dimostra una diretta correlazione tra i deficit ormonali e la progressione dell’insufficienza cardiaca e apre la strada a terapie sostitutive nei cardiopatici.

Tosca

Il Registro Internazionale sullo scompenso cardiaco Tosca (Trattamento ormonale nello scompenso cardiaco) permette di incrociare da 3 anni i dati clinici di oltre 500 pazienti affetti da scompenso cardiaco. I risultati riscuotono interesse anche tra i ricercatori statunitensi.

Tosca è un Registro di osservazione multicentrico, che prevede la partecipazione di 19 centri italiani e stranieri, coordinato dalla Università Federico II.

Triassi: la sanità universitaria per la ricerca di eccellenza

“Queste ricerche vanno nella direzione della risposta alle esigenze attuali della sanità, sia in campo emergenziale che nei confronti delle cronicità – dice Maria Triassi, presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia dell’Università Federico II – La sanità universitaria è impegnata nella ricerca di eccellenza, per il contributo della prevenzione e delle cura di malattie croniche importanti come lo scompenso cardiaco”.

I risultati dello studio

Lo scompenso cardiaco rimane una malattia ad elevatissima mortalità, circa 20% ad un anno e 50% a 5 anni da un episodio di ospedalizzazione, peggiore di molte forme di cancro. La mortalità nei pazienti affetti da scompenso cardiaco passa dal 12% tra coloro che non mostrano deficit ormonali multipli, al 23% tra coloro che ne sono affetti.

Un target terapeutico promettente

La ricerca potrebbe permettere di introdurre terapie sostitutive in alcuni pazienti per migliorare la progressione della malattia. Su questa ipotesi sta lavorando il professore Antonio Cittadini, ordinario di Medicina Interna e coordinatore del Registro Internazionale sullo scompenso cardiaco Tosca, primo italiano a ottenere il Ggi (Grant for Growth Innovation), un fondo europeo erogato dalla fondazione Merck: “Per quanto concerne la cura dei pazienti con insufficienza cardiaca sarà importante riconoscere quali di questi pazienti presentano deficit ormonali e valutare per loro terapie sostitutive – spiega Antonio Cittadini – Abbiamo messo in piedi una iniziativa di rilevanza internazionale, basata a Napoli con il coordinamento del gruppo alla Federico II. Una grande multinazionale statunitense mi ha chiesto un incontro per discutere dei risultati dello studio”.