Beatrice Lorenzin: è il momento di ripensare il Sistema sanitario

Siamo ormai ad un anno dall’inizio dell’emergenza legata alla pandemia da nuovo coronavirus. Non sono poche le riflessioni nate sulle modalità di funzionamento del Sistema Sanitario Nazionale e sulla necessità di attuare nuovi modelli. Ne abbiamo parlato con l’on.le Beatrice Lorenzin, già Ministro della Salute dal 2013 al 2018, attualmente deputato e componente della V Commissione (Bilancio, Tesoro e Programmazione) della Camera dei Deputati.

On.le Lorenzin, qual è l’idea circa il funzionamento della sanità italiana ai tempi della pandemia agli occhi di un ex ministro?

La pandemia ha messo a nudo i nodi irrisolti della società italiana e non hanno fatto eccezione quelli del Sistema Sanitario Nazionale. La lotta alla pandemia in corso deve essere vissuta come un’occasione per rimodulare e ritarare il modello che negli anni si è consolidato ovvero troppo ospedale-centrico e interventi dedicati a patologie croniche ed acuzie. Non è più possibile andare avanti così.

Come uscirne?

Il Recovery Plan può rappresentare la grande occasione poiché offre le risorse utili a ritarare il nostro Sistema Sanitario attorno alla prevenzione come fulcro di un sistema di public health che abbia strategie chiare e funzionali nella lotta alla diffusione di virus e infezioni. Occorrerebbe ridare centralità ai Dipartimenti di Prevenzione così come accaduto in passato, realizzare davvero una nuova gestione della medicina del territorio, attuare un nuovo rapporto tra le Regioni e lo Stato. Circa quest’ultimo punto abbiamo visto come la gestione dell’emergenza che viviamo abbiamo fatto emergere numerose contraddizioni esistenti nella gestione delle “tante” sanità regionali. Forse avremmo potuto avere risultati migliori se fosse stata operativa una sorta di “Agenzia per la gestione e il contenimento dei virus” a livello centrale ed in grado di monitorare e valutare costantemente la situazione attraverso un efficace ed unico sistema di input ed output.

Indubbiamente quello che lei delinea è un cambio di paradigma che pone al centro il territorio e la persona, ma come realizzare tutto questo? Ci può fare un esempio?

Mi lasci usare una parola: tecnologia. Pensiamo agli anziani e alle tante persone ora “abbandonate” al proprio destino poiché vivono nelle aree rurali. La tecnologia, un suo uso corretto, abbinata ad una nuova vision nell’utilizzo delle risorse e degli investimenti, potrebbe farci arrivare con facilità ed un abbattimento dei costi su un periodo di medio-lungo termine davvero importante. In Europa sono anni che sono in moto politiche e strategie volte a dare risposta al filone dell’healthy ageing, non possiamo ritardare più. Il Recovery Plan è la grande occasione per effettuare importanti, efficaci ed efficienti investimenti anche su questo importante tema.

Tutto molto chiaro, durante questa pandemia abbiamo visto più  volte coloro che si sono ritrovati a combattere in prima linea, i medici e tutti gli operatori sanitari, protestare per la mancanza di strategie chiare e di strumenti utili allo svolgimento del loro lavoro. Come si può pensare a nuovi modelli, se proprio chi dovrebbe attuarli lamenta assenza di strumenti?

La questione è indubbiamente seria. Mi lasci dire che gli operatori sanitari meritano un grande plauso per gli sforzi incredibili che hanno affrontato nell’ultimo anno. Anche qui, dobbiamo cogliere l’occasione di ritarare il sistema e tutto ciò che riguarda il personale. L’investimento su di esso, sulla sua formazione è essenziale. Inutile girarci intorno, siamo stati spesso modello ed esempio, abbiamo resistito allo tsunami che ci ha investito grazie alla grande qualità dei medici e di tutti gli operatori. Ma non potremo resistere a lungo, le generazioni di professionisti che hanno potuto godere di una formazione di alta qualità e che tutto il mondo ci invidia iniziano ad andare in pensione. Occorre agire subito: garantire investimenti sul personale e la sua formazione è la strada verso un sistema sanitario più efficace ed efficiente. A tal proposito bisognerebbe anche prevedere regole d’ingaggio nuove per la medicina del territorio ed in linea con le sfide che saremo chiamati ad affrontare.

Ha parlato di maggiori investimenti e migliore uso di risorse per la sanità, non sarebbe utile per l’Italia chiedere l’utilizzo del MES oltre alle risorse del Recovery Plan?

Il MES sarebbe stata un’opportunità vera a marzo del 2020. In quel momento era sicuramente più utile poiché avremmo avuto risorse economiche pronte per essere utilizzate per contrastare l’emergenza sin dagli inizi. Ad oggi però non credo sia un’urgenza poiché nel frattempo siamo pronti ad ottenere le risorse del Recovery Plan e, nel corso dei mesi, abbiamo approvato diversi ed importanti scostamenti di bilancio.