Ormai da oltre un decennio le evidenze scientifiche confermano che in quasi la metà dei casi di infertilità di coppia la componente maschile ne è causa o concausa. Questa consapevolezza ha progressivamente determinato un mutato approccio nei riguardi della problematica, con ripercussioni di tipo clinico e culturale. Anche il vissuto dei pazienti ha subito modifiche delle dinamiche psico-relazionali: una volta era sempre e soltanto la donna ad essere osservata sul piano diagnostico, oggi la comunità scientifica sa bene che l’uomo rappresenta l’altro anello debole della catena.
Un passo avanti determinante in questo senso è stato compiuto con l’applicazione su larga scala delle procedure di fecondazione in vitro, in grado di risolvere anche i casi di infertilità maschile più severi (nei casi di azoospermia mediante recupero di spermatozoi dal testicolo finalizzato a ICSI; nei casi di bassissime concentrazioni di spermatozoi mediante diretto ricorso a ICSI). Tuttavia, è ormai noto che il tasso di successo delle tecniche di procreazione, effettuate sia per fattore maschile che per fattore femminile, si aggira mediamente tra il 25 e il 40%, e che esistono, dal punto di vista maschile, diversi elementi in grado di migliorare la qualità degli spermatozoi in previsione di tecnica, al fine di rendere più efficace l’effettuazione della stessa: analisi della frammentazione del DNA spermatico; analisi dello stress ossidativo; valutazione endocrina per possibile ricorso a terapia mirata; valutazione microbiologica; valutazione genetica; trattamento di forme ostruttive etc…
Ipogonadismo: cause e patologie associate
Il problema emergente riguarda un aspetto che, pur avendo a che fare in senso lato i centri di fecondazione assistita, non rientra tra i loro compiti, vale a dire, l’osservazione delle conseguenze a medio-lungo termine di una scadente funzione testicolare. Questa in una prima fase si traduce in assenza di spermatozoi nell’ejaculato determinando infertilità e, nei casi di infertilità da causa testicolare, potrà nel tempo facilitare l’insorgenza di una condizione di ipogonadismo (ridotta produzione di testosterone), associata alla comparsa di conseguenze sistemiche rilevanti già in fase adulta come osteoporosi, obesità, insulinoresitenza, deficit della funzione sessuale, turbe del tono dell’umore, aterosclerosi, aumento del rischio cardiovascolare.
Nel complesso l’ipogonadismo maschile rappresenta una patologia endocrina associata a maggiore numero di comorbità e aumentato rischio di mortalità prematura.
Un recente studio pubblicato dalla rivista Internazionale European Journal of Endocrinology dal titolo Testosterone Replacement Therapy in Men Who Conceived With Intracytoplasmic SpermInjection: Nationwide Register Study conferma il fatto che gli uomini infertili transitati dai centri di fecondazione assistita, rispetto agli uomini che hanno indotto gravidanza spontaneamente, necessiteranno entro i successivi 10 anni di un trattamento farmacologico con preparati a base di testosterone in misura significativamente maggiore sul piano statistico.
Esiste una prevenzione?
Naturalmente non tutti gli uomini infertili sono a rischio di sviluppare ipogonadismo, ma solo quelli con scarsa qualità seminale dipendente da una patologia testicolare preesistente (infertilità secretoria; da distinguere dalla forme ostruttive nelle quali la funzione testicolare è normale).
Nella pratica clinica, massima attenzione dovrebbe essere posta per le seguenti categorie :
- Uomini infertili con ridotto volume testicolare (< 12 ml);
- Uomini infertili con condizione di ipogonadismo già nota prima della effettuazione della tecnica di procreazione;
- Uomini infertili con nota patologia genetica associata a quadro di azoospermia o oligozoospermia secretoria;
- Uomini che hanno sviluppato patologie scrotali acquisite che hanno pero’ un decorso cronico (es. varicocele; orchite; trauma testicolare; precedenti episodi di torsione, etc..);
- Uomini infertili con storia di criptorchidismo;
- Uomini infertili sottoposti in precedenza a chemio e/o radioterapia.
In queste categorie sarebbe utile monitorare periodicamente i livelli di testosterone totale e suggerire un follow-up endocrinologico anche dopo la tecnica di procreazione.
Sandro La Vignera è specialista in Endocrinologia, Dottore di Ricerca in Scienze Andrologiche. Ricopre i seguenti incarichi attuali: Ricercatore ufficiale di Endocrinologia presso l’Università di Catania. Membro del Consiglio direttivo del Master in Biologia e Biotecnologie della Riproduzione dell’Università di Catania. Delegato alla Formazione Medica Continua per l’Assessorato Regionale Siciliano alla Salute. Accademico dell’Accademia Europea di Andrologia. Tesoriere della Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità. Membro del Consiglio Direttivo Regionale della Società Italiana di Endocrinologia. Membro del comitato editoriale di Scientific Reports-Nature, Annals of Translational Medicine, Androgens: ClinicalResearch and Therapeutics, Therapeutic Advance in Endocrinology and Metabolism. Redattore ospite per Journal of Clinical Medicine e Frontiers in Endocrinology. Autore di oltre 250 pubblicazioni su riviste indicizzate su Pubmed. Linee di ricerca: “Aspetti endocrinologici della riproduzione e della sessualità umana”. Premiato come miglior ricercatore under 40 nel 2017 dalla Società Italiana di Endocrinologia. Incluso nel Top Database mondiale di scienziati nel 2019 da PlosBiology.