Che aria respirano i nostri figli a scuola?

Il momento di crisi dato dal lockdown e dall’emergenza Covd-19 può essere l’occasione per ripensare la scuola in termini di sostenibilità e benessere per i nostri figli.

Che aria respirano i nostri figli a scuola e come questo si ripercuote sul loro rendimento? Classi “pollaio”, iper-riscaldate, scarsamente ventilate, spesso ubicate su strade ad alta intensità di traffico. Il sovraffollamento delle classi ha di per sé un effetto negativo sulle possibilità di apprendimento individuale, tanto che Alan Krueger, l’ex consigliere di Obama, aveva suggerito – in linea con le ricerche di Diane Whitmore della Chicago Chronicle University – di tagliare di un terzo il numero medio di alunni per classe al fine di ottenere miglioramenti nei risultati scolastici. Non si tratta solo di un problema di rapporto ottimale tra insegnanti e numero di alunni, ma anche di scarsa qualità dell’aria indoor dovuto all’aumento di anidride carbonica prodotta dalla normale respirazione degli studenti. A ciò si aggiungel’eventuale risalita di gasradon dal sottosuolo, la presenza di contaminanti biologici (muffe, acari, batteri ecc.), l’aerodispersione di sostanze chimiche come formaldeide, toluene, benzene ed altri composti organici volatili (VOCs) rilasciati da arredi, vernici e detergenti.

La qualità dell’aria impatta sul rendimento scolastico degli studenti

Nel 2015 la Commissione europea ha effettuato un sondaggio specifico (denominato SInPHONiE) per valutare la qualità dell’aria in 114 scuole primarie (5575 studenti) in 23 Paesi europei riscontrando che l’85% degli studenti è esposto a concentrazioni di polveri sottili (PM2,5 e PM10) superiori a quelle considerate sicure dall’Organizzazione mondiale della sanità nel 2005.  Per l’Italia, il problema del cosiddetto “microclima” negli ambienti scolastici è evidenziato dai rapporti curati dall’INAIL e dal Progetto SEARCH dell’ISPRA.In uno studio pubblicato da Branis e colleghi nel 2005 su Environmental Research è stato accertato che la qualità dell’aria indoor delle aule scolastiche risente sia di componenti legate all’affollamento delle classi e al microclima (peggiorato dalla scarsa ventilazione e surriscaldamento), sia dal particolato proveniente dal traffico stradale, con concentrazioni indoor di PM10 che raggiungono livelli medi superiori a 40 microgrammi per metro cubo e con picchi addirittura superiori a 75.

Abbiamo evidenza scientifica del fatto che l’esposizione al particolato e agli altri inquinanti emessi dal traffico veicolare impatti negativamente sullo sviluppo cognitivo dei bambini, così come per gli adulti. Haverinen-Shaughnessy e colleghi – in uno studio condotto su 100 scuole negli Stati Uniti – hanno dimostrato che la qualità dell’aria è direttamente associata al rendimento scolastico degli studenti e che migliorandola si registrano progressi misurabili nei test di matematica e di lettura. La conferma della correlazione tra la qualità dell’aria interna delle scuole – situate su strade al alta intensità di traffico – e le prestazioni cognitive dei bambini in età scolare arriva da una ricerca di Sunyer e colleghi (PlosMed nel 2015) che ha coinvolto 19 scuole a Barcellona (poi estese a 39), dimostrando una tendenza a netti miglioramenti (fino a +13%) degli indicatori dello sviluppo cognitivo (come l’attenzione e la capacità di memorizzazione) nelle scuole con i più bassi livelli di particolato ultrafine da traffico veicolare, particelle di carbonio e NO2.

Soluzione: filtri per l’aria nelle scuole

Oltre a garantire un’adeguata ventilazione con la semplice apertura di porte e finestre ogni ora, esistono anche altre soluzioni. A inizio anno è stato pubblicato uno studio del Prof. Michael Gilraine (“Air Filters, Pollution and Student Achievement”) sulla qualità dell’aria che respirano i nostri ragazzi nelle aule scolastiche, documentando addirittura incrementi delle performance scolastiche a un anno di distanza dall’installazione di filtri per l’aria nelle scuole di Porter Ranch nella San Fernando Valley (California del Sud), disposta nel 2016 a causa di un allarme di perdite di metano da un grande gasdotto californiano (allarme poi rivelatosi eccessivo). Questi dati a lungo termine confermano quanto emergeva da misurazioni su base giornaliera eseguite da Sefi Roth della London School of Economics.

D’altra parte già dal 2013 Polidori e collaboratori avevano dimostrato proprio in uno studio su nove classi di scuole californiane che è possibile migliorare significativamente la qualità dell’aria indoor con sistemi di filtri ad elevata performance applicati a climatizzatori insieme a purificatori d’aria, con un abbattimento tra il 90 e 96% delle concentrazioni di particolato ultrafine, PM 2.5 e particelle di carbone (il famigerato black carbon). Altri studi sembrano confermare questi positivi risultati, come ad esempio le ricerche condotte nel 2018 da Martenies e Batterman delle Università del Colorado e del Michigan, che hanno evidenziato la possibilità di ridurre l’incidenza di asma dal 13% al 16% tra i bambini in età scolare, applicando filtri per il PM 2.5 nelle aule scolastiche.

Un ulteriore contributo è offerto dalla pubblicazione (sulla rivista Health Promotion Perspectives) delle specifiche “raccomandazioni” predisposte dalla Cattedra UNESCO e da SIMA (la Società Italiana di Medicina Ambientale) per garantire una adeguata qualità dell’aria nelle classi, anche in vista della riapertura post-COVID (scaricabile qui).

Stop alle classi pollaio   

Si tratta di quindici punti che vanno dallo stop alle classi pollaio e dal far leva sull’igiene personale degli alunni fino all’ottimale ventilazione e pulizia delle aule, l’installazione di termostati, il monitoraggio annuale di Radon e PM10/PM2.5, la piantumazione di “barriere verdi” intorno agli edifici scolastici, valutando l’opportunità di utilizzare a scuola piante in grado di assorbire particolari inquinanti o purificatori d’aria ad azione antivirale.  Infatti, la qualità dell’aria  nelle aule scolastiche frequentate dai nostri bambini e ragazzi diventa un aspetto ancora più cruciale e da attenzionare in maniera specifica in vista della riapertura delle scuole dopo il blocco imposto dall’epidemia di COVID. In questa prospettiva, per una maggiore sicurezza di insegnanti e alunni ma anche in considerazione delle indubbie sofferenze legate a un uso prolungato delle mascherine da parte dei giovanissimi, potrebbe anche essere presa in considerazione – oltre al distanziamento inter-personale – l’installazione di filtri certificati per la decontaminazione dell’aria, in grado per uccidere microrganismi e virus fino a 0.1 micron di diametro e già utilizzati in contesti sanitari. È solo l’insieme delle misure preventive e degli approcci anche tecnologici che ci consentirà di far rientrare in aula in totale sicurezza i nostri figli.

 

 

Prisco Piscitelli – Cattedra UNESCO in Educazione alla Salute e allo Sviluppo sostenibile 

Medico epidemiologo e vicepresidente Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), Ricercatore ISBEM (Bruxelles) e Specialista in Igiene e Medicina Preventiva (ASL Lecce).