La pandemia da Covid 19 ha monopolizzato le vite dei cittadini, stravolgendo la quotidianità, impedendo attività che fino a poche settimane fa erano l’assoluta normalità.
nelle ultime settimane un gran numero di persone sono state costrette ad abbracciare uno stile di vita completamente diverso dal precedente, improntato alla permanenza in casa, se non per ragioni di stretta necessità, al distanziamento sociale, allo smart working e ai rapporti umani coltivati solo da remoto. Questo il quadro in cui si sono mossi anche i pazienti affetti da patologie diverse dal Covd 19.
I ricercatori di tutto il mondo stanno profondendo i propri sforzi per cercare di capire sempre di più i meccanismi di azione, gli effetti e le possibili terapie da attuare contro un virus che fino a qualche mese fa era completamente sconosciuto. Giorno dopo giorno la scienza riesce a decifrare qualche nuovo aspetto e azione della malattia e prova a mettere in campo soluzioni non solo per evitare il contagio, ma anche, in attesa di un vaccino, per ridurre gli effetti deleteri per tutti i pazienti già affetti da altre patologie, più fragili ed esposti.
Proprio in Italia, recentemente, un gruppo di endocrinologi e ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma e l’Università Federico II di Napoli, coordinato dal Prof. Andrea Lenzi (Sapienza), di cui fanno parte i prof. Andrea M. Isidori (Sapienza)e Rosario Pivonello (Federico II) ha pubblicato alcuni contributi chiarificatori sull’uso dei cortisonici nei pazienti colpiti da Covid19, già affetti da insufficienza surrenalica. L’insufficienza surrenalica è un raro disordine endocrino caratterizzato da una scarsissima produzione di cortisolo.
Un articolo di grande rilevanza scientifica, pubblicato sulla prestigiosa rivista Lancet Diabetes and Endocrinology e un documento, pubblicato come contributo nazionale della Società Italiana di Endocrinologia (SIE) sulla rivista di riferimento Journal of Endocrinological Investigation. Nel testo, prodotto con la collaborazione di un gruppo di soci della SIE ed esperti dell’insufficienza surrenalica, gli endocrinologi discutono nel dettaglio l’adeguamento e la personalizzazione della terapia ormonale sostitutiva con glucocorticoidi nei pazienti affetti da insufficienza surrenalica, che affrontano lo stress correlato all’infezione da Covid 19.
I ricercatori sottolineano che l’utilizzo dei glucocorticoidi in questa particolare categoria di pazienti va tempestivamente adeguato, non per trattare il Covid 19, ma piuttosto perché è indispensabile integrare al meglio la funzione surrenalica anormale e, quindi, salvare la vita dei pazienti.
“La strategia di trattamento dovrebbe essere adattata allo stadio clinico del paziente”, spiegano gli esperti. Per gli asintomatici non va fatta alcuna modifica alla terapia in corso.
Per i pazienti con malattia Covid 19 di grado lieve, in assenza di malattia polmonare, bisognerebbe raddoppiare la dose quotidiana di terapia abituale.
Se la malattia progredisce allo stadio moderato-severo, con sospetta polmonite o vera e propria sindrome da distress respiratorio acuto, la terapia con cortisonici per via orale va immediatamente sostituita con le formulazioni per via endovenosa o intramuscolare, si rende necessario iniziare una corretta profilassi tromboembolica e prendere in considerazione una pronta ospedalizzazione per la prosecuzione delle cure.
Tuttavia, concludono gli esperti endocrinologi, le conoscenze ad oggi disponibili sulla personalizzazione del regime con glucocorticoidi in caso di stress da Covid 19 sono ancora poche e un approccio maggiormente basato sulle evidenze sarà necessario per elaborare un definitivo protocollo di cura standardizzato.